La valle delle acque

escursione nell’alta valle del fiume Potenza

Da Sefro all’altopiano di Montelago per la Valle di San Giovanni

Tra le Marche e l’Umbria numerosi rilievi della dorsale appenninica si annodano al massiccio eppure svettante Monte Pennino. Una montagna custode dell’acqua, che da origine a ben tre fiumi: il Potenza e il Chienti, che scorrono verso l’Adriatico, e il Topino che va a gettarsi nel Tevere, sul versante tirrenico. Fiumi le cui valli hanno costituito antichissime vie di attraversamento della montagna, tra un versante e l’altro, per la transumanza, ma anche di pellegrinaggio e migrazioni popoli alla ricerca di luoghi in cui radicarsi.

L’importanza del monte Pennino per la sua funzione dispensatrice delle acque e di sentinella dei principali passi montani, non è sfuggito infatti alle numerose popolazioni che fin dalla preistoria hanno costruito i loro villaggi fortificati tutto attorno alla sua mole . Che gli hanno assegnato l’appellativo della più reale delle divinità italiche: Giove Pennino, Iupiter Penninus.

Il suo versante orientale è solcato da valli profonde e in gran parte ammantate di boschi, che nel passato dovettero essere cosi impenetrabili da aver lasciato il loro ricordo nel termine “Scurosa”, riferito alle fitte faggete che ammantavano la valle, le cui acque alimentano copiosamente il torrente Scarzito. Corso d’acqua che attraversato l’abitato di Sefro, si getta poi nel Potenza tra le case di Pioraco..

L’altro corso d’acqua che scende dal Pennino, ad oriente, dalle scaturigini di Fonte di Brescia e Laverino, è proprio il Potenza, l’antico Flosis dei romani, Questi, deviando dalla Flaminia, a Nuceria Camellaria (Nocera Umbra) sfruttarono la sua ampia valle per valicare l’Appennino e raggiungere l’Adriatico attraverso Prolaqueum (Pioraco appunto), Septempeda (San Severino Marche), Ricina (Villa Potenza) e Potentia. colonia fondata alla foce del fiume stesso.

Pioraco sta tuttora sulle sue fondamenta antiche a sbarrare la valle appoggiandosi alle spalle dei monti Primo e Castel S. Maria e, approffittando della ricchezza delle acque che s’ingorgano sotto i suoi piedi, ha dato vita ad un’antica industria cartaria che dal XIV secolo è giunta fino ad oggi.

Questa abbondanza di acqua è un regalo della montagna calcarea nel cui masso i fiumi hanno scavato numerose valli, spesso caratterizzate da gole strette e profonde, come appunto quella di Pioraco. La montagna assorbe tutte le acque delle precipitazioni meteoriche, le piogge e le nevi, quando si sciolgono, e le convoglia per tortuose vie sotterranee, grazie alle innumerevoli fratture e faglie, verso le ricche sorgenti che affiorano nei fondovalle. Tutta la montagna, in questa parte dell’Appennino, è ricca di inghiottitoi e grotte scavate dalle acque sotterranee in millenni di azione continua.

Grotte che spesso hanno dato rifugio ad uomini di penitenza, eremiti desiderosi di isolamento e nascondimento nella natura.

Una di queste, l’Eremo del beato Bernardo, uno degli obiettivi dell’escursione che viene proposta, si trova tra le montagne dell’alta valle del torrente Scarzito, a monte di Sefro, nella laterale valle di San Giovanni., in cui sgorgano copiose gran parte delle acque assorbite nel sottosuolo dagli inghiottitoi del piano di Montelago.

Sotto le rocce del versante sud occidentale del M. Crestaio, alcuni ripari hanno dato rifugio, nel XIII sec. a Bernardo di Quintavalle, primo compagno di Francesco di Assisi, in fuga dalle contese sorte nell’ordine sotto la guida di frate Elia da Cortona. In seguito alcuni documenti ricordano nel luogo la presenza della chiesuola di S. Bartolomeo delle Carpesene.

Proseguendo si raggiunge il piano inferiore di Montelago che spesso nei mesi invernali, quando gli inghiottitoi che lo caratterizzano non riescono più a smaltire le copiose acque di pioggia o di scioglimento della neve, si trasforma in un suggestivo lago intermontano. Quando poi l’acqua si ritira rimane al centro della superficie pianeggiante un’ampia zona palustre, ricca di specie vegetali caratteristiche delle zone umide montane. Gran parte dell’acqua vi giunge dal piano superiore o della Camera in cui fin dal XV secolo i duchi Varano di Camerino realizzarono opere di bonifica e drenaggio delle acque, convogliandole verso l’inghiottitoio ai piedi del monte Cimara.

Le montagne che ad anfiteatro circondano le conche di Montelago, conservano le tracce di una lunga frequentazione umana e sulla cima del monte Primo, che domina la conca di Camerino, si rinvengono le gradonature e le strutture di un antico santuario dell’età del bronzo. Mentre segni inequivocabili e anche il nome, Monte Castellaro, indicano la presenza su questo rilievo che domina uno dei valichi per giungere all’altopiano, la presenza di un coevo castelliere o villaggio fortificato italico.

Indicazioni per l'escursione
Sefro
Da Pioraco si lascia la valle principale del fiume Potenza e si percorre quella del torrente Scarzito, lungo la provinciale Pioraco-Sefro. Lasciata a destra la deviazione per la frazione di Agolla, si raggiunge la piazzetta di Sefro.

L'escursione proposta consiste in un anello con arrivo e partenza da Sefro (MC) a quota 502 m (s.l.m.). Questo comporta la percorrenza di un tratto di strada asfaltata tra la piazza di Sefro e la piazzola in località Acqua di San Giovanni (1,5 Km- 526 m s.l.m). Per comodità si può parcheggiare al cimitero di Sefro, a metà strada. Se si vuole evitare un tratto di provinciale dalla piazza di Sefro, imboccando via Gori si prosegue in sinistra del torrente Scarzito, per un tracciato tra i campi fino al cimitero e quindi per provinciale fino alla piazzola. (eventuale parcheggio).
Acqua di San Giovanni
(sentiero n° 253).Dalla piazzola (526 m s.l.m) si lascia la valle dello Scarzito, che prosegue verso la valle della Scurosa, Sorti e Montelago, e s’imbocca a destra la sterrata che risale, lungo il torrente, la valle Acqua di San Giovanni. Il toponimo si riferisce alla copiosa sorgente, ora in parte captata per uso acquedottistico, che si trova  a ridosso dell’alveo del torrente. Si risale per la sterrata, costeggiando il torrente sottostante, fino al bivio di quota 679 m dove deviando decisamente a sinistra ( a destra il sentiero scavalca il fosso e prosegue attraversando il versante settentrionale del Monte Cimara) si inizia a salire per un ripido sentiero nel bosco che si segue, con alcuni tornanti, fino alla fascia di rocce ben visibili sul versante sud occidentale del M. Crestaio. 
Grotta Eremo del beato Bernardo

(sentiero n° 253). Qui, quando il sentiero ripiana, alcuni ripari sotto roccia costituiscono il sito dell’eremo del beato Bernardo (da Quintavalle) primo seguace di san Francesco d’Assisi. (750 m). Si prosegue per il sentiero, salendo gradualmente, intercettando poco dopo la strada Agolla - Montelago, in località il Trebbio.(802 m)
L’altopiano di Montelago

(sentieri 251A e 261)
Salendo a destra per la strada si raggiunge in breve l’altopiano. Per evitare di percorrere gran parte della strada, si può proseguire per la vecchia mulattiera che s’imbocca attraversando la strada e salendo il versante che guarda Agolla, (tracce di una vecchia edicola sacra) fino al tornante posto all’incrocio con la sterrata (a dx) che porta verso i campi di Camoia e quindi sale alla sommità della dorsale M. Mistrano -M. Primo (878  m). Seguendo la strada si raggiunge il bordo dell’altopiano (907 m) e si abbandona la strada per la sterrata che a destra inizia a costeggiare il bordo settentrionale dell’altopiano, al piede del Monte Cimara. A seconda delle condizioni dell’altopiano, spesso allagato, si può effettuare il suo periplo fino a tornare di nuovo al punto di quota 907 m.

Ritorno
Si ritorna al Trebbio (802 m). Se si vuole evitare parte della strada si può scavalcare la dorsaletta della stalla, per la traccia che costeggia il recinto dell’allevamento, fino a scendere sulla sterrata per Camoia, poi a sx fino al tornante della strada Agolla -Montelago.
Dal Trebbio, (sentiero 258 A)lasciata sulla dx la strada che scende ad Agolla, imboccare la strada sterrata che costeggia salendo leggermente il versante nord est del monte Crestaio, fino alla selletta di quota 801 m. Attraversare la radura ( a sx - sentiero 258) in direzione ovest e imboccare la mulattiera che scende verso Sefro lungo il versante sud ovest del monte Cesito.