Il fiume in pillole [1]: perchè le esondazioni sono sempre più distruttive a causa della manipolazione degli alvei fluviali
Letto di magra e letto di piena
Siamo abituati a pensare che il fiume debba scorrere normalmente nel suo letto e che l’esondazione sia un evento inusuale. In realtà questa idea è una conseguenza del fatto che la nostra percezione del tempo è molto diversa dai tempi della dinamica fluviale, le cui oscillazioni si manifestano con scale decennali e secolari. I fiumi scorrono nel loro letto di magra (quello in cui lo vediamo nella maggior parte del tempo), solo quando la loro portata è minima nei periodi di scarsa alimentazione; Essi però invadono con le loro acque una zona molto più vasta, il letto di piena, quando ricevono una maggiore alimentazione (precipitazioni intense o prolungate, scioglimento delle nevi …) e aumentano significativamente la loro portata. Gli eventi più intensi possono avere tempi di ritorno molto lunghi (per noi), anche secolari, e sono strettamente connessi con le oscillazioni climatiche e del tempo atmosferico.
Esondazione e sedimentazione
Durante la lunga vita del fiume, le “esondazioni” sono eventi ricorrenti e normali, anzi necessari per l’ecosistema fluviale. Quando il fiume esonda e l’acqua invade le zone adiacenti al suo letto di magra, allontanandoci dall’asse principale della corrente, la velocità dell’acqua e la sua energia diminuiscono ed esso deposita i suoi sedimenti costruendo la piana alluvionale. I detriti più grossolani si sedimentano vicino all’asse (ciottoli e ghiaie), mentre via via quelli più fini (sabbie, limi, argille) si depositano più lontano, lateralmente, mano a mano che ci si distanzia dal flusso principale della corrente fluviale. Se lungo gli argini del fiume c’è della vegetazione (alberi, arbusti) questi favoriscono la dissipazione dell’energia e il depositarsi dei sedimenti (carico solido) intrappolati dai fusti e dalle radici. Il bilancio di una piena è in genere un aumento della sedimentazione laterale e quindi gli argini si innalzano. Il fiume, quando diminuisce la sua portata, torna nel letto di magra e nel corso del tempo si raggiunge un equilibrio morfologico tra corso d’acqua, la sua portata, il carico solido trasportato, il clima e la vallata fluviale. I detriti, selezionati per granulometria dalla corrente, arrotondati per rotolamento, giungono fino alla foce e trasportati dal moto ondoso e dalle correnti marine alimentano e costruiscono la spiaggia.
Alluvioni e dissesto idrogeologico
I guai iniziano quando l’uomo occupa imprudentemente il letto di piena (addirittura anche quello di magra specie nei paesi mediterranei dove le portate sono molto variabili nel tempo) con i suoi manufatti (case, strade). In tal caso durante le piene l’acqua del fiume scarica la sua energia su di essi, distruggendoli, erodendo e spesso cambiando significativamente l’asse principale del suo corso e la sua direzione a causa delle brusche variazioni del carico solido e degli ostacoli artificiali. Inizia la stolida lotta contro il fiume che si cerca di regimare con opere di contenimento ( argini artificiali, briglie e traverse, dighe, riprofilazione dell’alveo, escavazione dello stesso). Tutto ciò impedisce al fiume di raggiungere e conservare il suo equilibrio idrodinamico e idrogeologico e, generalmente, la lotta sarà impari con danni crescenti nel tempo, dissesti e profonda alterazione del territorio. L’alterazione del carico solido conseguente alla sovraescavazione artificiale degli alvei, agli sbarramenti (briglie, dighe ecc.), alla costruzione di argini di contenimento costringe il fiume ad erodere i terrazzi laterali (con danni all’agricoltura e ai centri abitati), ad allungare il suo corso con la costruzione di meandri, ad approfondire l’alveo con la messa in pericolo delle fondazioni di ponti ed altre opere umane. Quello che viene sottratto al fiume in genere il fiume se lo riprende con gli interessi. L’ideale sarebbe lasciare al fiume il suo spazio di esondazione, utilizzando le superfici periodicamente inondate, per permettere lo sviluppo di un’ampia fascia di vegetazione ripariale e, al massimo, di coltivi che non irrigidiscano il sistema fluviale.
l’unica opera intelligente: rinaturalizzare il corso d’acqua
In quasi tutti i paesi europei da tempo si sta ricorrendo alla rinaturalizzazione dei corsi d’acqua, eliminando tutti i contenimenti artificiali dei fiumi – addirittura spostando alcuni nuclei abitati – operazione che oltre a limitare significativamente i danni da esondazione (con un significativo guadagno economico nel corso del tempo) permette alle persone di vivere attivamente l’ambiente fiume, con positive ricadute sul turismo, sulla qualità dell’aria e della vita delle persone, specialmente quelle che vivono nelle aree urbane che esso attraversa.